Il titolo Thomas Cook a rischio default
Default è la parolina magica che da sola è capace si suscitare tensione e preoccupazione in chi la legge o ascolta. Vederla, poi, associata al nome di una delle maggiori compagnie turistiche del mondo fa un effetto tutt’altro che normale.
Parlare di default mi sembra un tantino esagerato anche se comunque si tratta di un duro colpo per il colosso del turismo Thomas Cook.
La compagnia fondata dall’inventore del turismo moderno sta attraversando un brutto periodo alla Borsa di Londra che ha tagliato il suo valore quasi del 70% ed anche se oggi ha recuperato circa il 25% la preoccupazione resta alta.
La falce degli analisti si è tuffata sul titolo quando la Thomas Cook ha reso pubblica, con una nota ufficiale, la richiesta alle banche di un finanziamento atto a tamponare i sospesi con i creditori. Contestualmente è stata posticipata la pubblicazione dei dati d’esercizio e questo ha innervosito investitori ed agenzie di rating come la Panmure Gordon che ha declassato il titolo da hold a sell ed abbassato il target price da 42 a 10 pence e la Evolution Securities che ha declassato il titolo da neutral a sell ed abbassato il target price da 55 a 35 pence.
L’effetto Thomas Cook si fa sentire anche sugli altri colossi del turismo, primo fra tutti TUI anche se si pensa che nel medio lungo periodo quest’ultima possa giovare della fetta di mercato che inevitabilmente perderà la Thomas Cook data la poca fiducia e rassicurazione che sta ispirando nei suoi abituali clienti ed investitori.
Potremmo, quindi, essere davanti ad un evento destinato a modificare le abitudini di milioni di viaggiatori, soprattutto del Regno Unito, e dell’affermazione di un nuovo equilibrio nell’ambito del turismo di massa che potrebbe vedere come protagonista indiscusso la TUI che ben si è mossa soprattutto per quanto riguarda l’offerta turistica online, campo nel quale è invece molto carente la Thomas Cook.
Cosa può significare questa notizia per gli albergatori? Qualcuno può aver dato un’alta percentuale di camere in allotment alla Thomas Cook e quest’ultima potrebbe non essere più in grado di venderle a causa del crollo della fiducia da parte dei clienti. Qualche piccolo alberghetto potrebbe avere nella Thomas Cook l’unica fonte di clientela a parte qualche “cliente passante” sempre più raro e trovarsi, quindi, in serie difficoltà. Fatto sta che bisogna essere molto attenti agli sviluppi della situazione.
La morale della notizia è facile da cogliere: come per ogni investimento, l’importante è diversificare. Non solo tra gli operatori, ma anche tra i canali. C’è sempre bisogno del giusto mix tra canali online e canali offline non sottovalutando l’importanza di nessuno dei due.
Piccola parentesi per evitare inutili allarmismi: la Thomas Cook, come ogni operatore del turismo che si rispetti, opera con una programmazione a medio lungo termine, quindi, personalmente suppongo che per il 2012 non debbano esserci eccessivi cali di prenotazioni e fatturato. La situazione è comunque da tenere sotto controllo per quanto riguarda la programmazione della stagione 2013 durante la quale la Thomas Cook, se non riuscirà a riguadagnare la fiducia di clienti ed investitori, potrebbe precipitare portando con sé milioni di imprenditori del turismo.